VOCI E SUSSURRI DAI CORRIDOI DELLA SPRAY.

sabato 6 febbraio 2010

...Scie




di Domenico Pulsinelli

…immaginate che ogni movimento di ogni persona tracci una scia luminosa e visibile, da quando nasce a quando muore, come una foto a lunghissima esposizione.
Ora pensate alla vostra scia, sceglietene il colore ed iniziate a pensare.

Ci saranno luoghi illuminatissimi e luoghi completamente bui; posti dove la scia si e’ sovrapposta migliaia di volte e posti dove e’ unica, singola, di una sola volta.
Percorsi che sarebbe stato meglio evitare e invece…. , altri di cui essere fieri e felici.
Strade che ricordavate benissimo ed altre che avevate quasi completamente dimenticato.
Luoghi nei quali non passate da anni ed altri dove andate ancora adesso.

Immaginate ora di sovrapporre la vostra scia a quella delle persone che vi sono veramente vicine.
Beh semplice, probabilmente vi accompagnano da appena nati.

Poi iniziate a sovrapporla a quella dei vostri conoscenti.
Scoprirete forse di aver sottovalutato quante volte essa si sia sovrapposta alla loro, forse non erano solo conoscenti.
Ora aggiungetela a quella di tutte le persone che non conoscete ma alle quali avete sicuramente cambiato la vita, almeno un po’.

Adesso allontanatevi dalla fotografia, il quadro e’ più sincero, più chiaro.
Siete passati vicino così dal vostro sogno, era dietro l’angolo, oppure non ci siete neppure andati vicino, magari lo avete già raggiunto.
“Quel giorno avrei potuto aspettare, ritardare o girare”….., “ma no forse e’ meglio così”……., ”guarda era proprio destino che incontrassi quella persona, che bello”…, “cazzo li non dovevo proprio andarci”…, “sarei dovuto andare li ma non ne sono stato capace”..., ”eh si era proprio destino che partissi”… ,“anche se ci fossi andato mille volte non avrei preso lo stesso quel lavoro..”.

Iniziate a dire tutto ed il contrario di tutto e cercate di dare una spiegazione ad ogni cosa.
Che presunzione!!!

La verità e’ che le nostre scie si intrecciano e si strecciano senza logica ma si legano inevitabilmente per formare la trama che compone il tessuto della nostra vita.
Non sforzatevi di capire perchè, sforzatevi solo affinchè la vostra scia formi una trama perfetta e sia la più pura, densa e luminosa di tutte.




08 febbraio 2008 ore 2:45
Ispirato da “I miei primi 15 anni” di Francesco Di Sipio, dal Laser (grande vecchio e nuovo amore), dalla notte e dalla mia piccola e umile vita.

2 commenti:

  1. rob
    Fatto, letto il tuo scritto, mi giro e guardo la scia....che casini che sono in grado di fare, quante scie che un tempo erano con me ora sono lontane, quante hanno lasciato qualcosa in me, quante avranno ricordo di me...e ora la mia scia è in un turbinio di scie, immersa in un gruppo, immersa in un periodo di risveglio, avvicinata ad altre scie dalle quali imparare a proseguire poi, verso chissà quale strada...e soprattutto la mia scia non ha un solo colore, si oramai la mia scia è legata ad un altra, dopo aver rischiato che se ne andasse per sempre, ora la mia scia prende e da, inscindibile da un altra scia che percorre la strada insieme a me..... bè grazie domè per avermi stimolato questi pernsieri, è sempre meglio non dare per scontato il nostro percorso e ciò che ci circonda...
    see you soon sprayBoys

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    Franca

    Belle parole, molto profonde, grande immaginazione come al tuo solito.
    Ma mi hanno lasciato addosso un velo o "SCIA" di malinconia, mi piace pensare che quelle scie si dissolvano nel momento in cui si creano perchè la scia è qualcosa che ci lega al passato. E il passato appartiene solo al passato.
    Sono daccordo sulla tua verità che si lega bene alla frase di un famoso film che io amo molto che dice: "se fissi gli occhi di una persona e quardi bene nel suo profondo quello che vedrai non è quello che lui ha vissuto ma è quello che lui vivrà". tratto dal film (La leggenda del pianista sull'oceano).

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    Ma le scie vicino alla propria sono quelle più luminose, più grandi, più importanti. Sono quelle degli amici, degli amori, dei famigliari. Li puoi riconoscere facilmente. Non ti abbandonano mai.
    Franco Morelli

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