VOCI E SUSSURRI DAI CORRIDOI DELLA SPRAY.

martedì 30 marzo 2010

Relazione

di Andrea Tirimacco

Concerto Lezione     25-26 marzo 2010.
Auditorium De Cecco - Pescara.

Arrivo con leggero ritardo presso l'auditorium, per via di un lento girovagare per le viottole di Pescara in cerca di un bivacco, ossia di un posto dove lasciare la mia auto per l'intera giornata, problema che si ripeterà anche nel giorno seguente. 

Appena arrivo noto che, come me, anche altri sono sparsi per la città in cerca del posto, ma in pochi minuti un po' alla volta ci troviamo stretti intorno al mitico furgone bianco marchiato "Spray Records", ognuno di noi intento a dare il proprio apporto fisico, e un po' alla volta vengono tirati giù gli strumenti del mestiere, tra cui per questa volta anche l'impianto più desiderato al mondo: il D&B, nella fattispecie: 3xD12 + 16xT10 + 6xQSUB.

Lo "scaricaggio" procede veloce e il montaggio delle americane e delle luci altrettanto, grazie allo "spiderman" locale Luigi ribattezzato Lucifero per la sua diabolica capacità e dimestichezza con la luce! 
In men che non si dica riusciamo a spacchettare i vari finali, i 6 sub, le 16 t10 e montarle sugli array, le due stupende console yamaha m7cl e i monitor wedge della Martin.
Alchè ora non rimane che cablare il tutto con chilometri di cavi multipolari e simili…
Opera che viene svolta con grande maestria e affiatamento dalle squadre dei volenterosi allievi della Spray capitanate dal sempre in forma Francesco Di Sipio, e dal sempre più figo Domenico Pulsinelli, le nostre 2 guide spirituali, coloro i quali hanno tracciato in noi  le coordinate del lungo viaggio che porta alla CONSAPEVOLEZZA.

Il tempo corre  e, dopo un pasto frugale in un pub vicino l'Auditorium che ci violenta un po' lo stomaco, si riparte, c'è troppo da fare! 
Nel frattempo le linee sono tutte cablate ed io vago in cerca di qualcosa da fare; si come tutti (e siamo "troppi") mi ritrovo a girovagare in cerca del mio compito, la mia missione, ho voglia di fare, ho voglia di sentirmi parte integrante del tutto!

Si arriva al primo line check ed è incredibile descrivere l'entusiasmo del primo ascolto dell'impianto d&b, dopo averlo visto crescere sotto le nostre mani, sulle note delle prove del primo gruppo, una rock band locale. 
Via via nel pomeriggio si susseguono una dopo l'altra tutte le altre band e con la sicurezza di aver salvato le "scene" sui nostri mixer digitali, ce ne andiamo a mangiare, ma questa volta però una pizza succulenta in un locale in Corso Mantonè.

Tornati lucidi dopo il meritato ristoro, insieme ci prepariamo a presiedere il concerto a gruppi di 3, scambiandoci i ruoli di volta in volta tra sala e palco.

L'emozione è tanta, e dietro un turbinio di luci coloratissime e suoni bellissimi, le canzoni si succedono una dietro l'altra e così pian piano la prima serata vola via in men che non si dica. Oggi da solo sotto la supervisione di Domenico dietro il nostro Yamaha M7CL ho realizzato il mio primo live mix, (con Leonardo Di Minno nda) ed è stato emozionante ed indimenticabile.

Tra una foto e l'altra per consacrare l'evento scabliamo tutto, puliamo e andiamo a Montesilvano per uno spuntino e quattro risate.
Mi ritrovo così con alcuni dei miei compagni a bere finalmente una birra e commentare le esibizioni, si parla, si beve, si fuma nervosamente, nell'aria però c'è qualcosa di strano, c'è malinconia, ma lo capirò meglio solo il giorno dopo, adesso fuori c'è una nebbia mai, e dico MAI, vista, fa paura, sono le 3.00, sono stanco e un'ora di macchina mi riporterà a casa a Sulmona…

26 Marzo. 
Oggi è una bella giornata, la nebbia di ieri è sparita lasciando spazio ad un bel sole, arrivo nel primo pomeriggio a Pescara e dopo il solito girovagare in cerca di un posto auto, entro nell'Auditorium e mi accingo a preparare insieme agli altri tutto il necessario per accogliere al meglio Adem, Duke Garwood & Brian Harnetty, i 3 special guest della serata.

Come sempre i lavori sono frenetici, e tra una simpatica battuta antistress di Francesco e i consigli di Domenico, prepariamo il "campo di battaglia" detto anche palco, montando un Fender Rhodes 73, un piano Yamaha c7, e una batteria Di Berardino (che servirà solo alla band di Duke Garwood), realizzando tutti i cablaggi e anche stavolta con la massima cura perché questa sera sarà speciale.

Prima di cena una bella e produttiva intervista agli artisti con tanto di traduttrice, un interessante scambio di opinioni e di esperienze con artisti stranieri, cosa che bisognerebbe sempre mettere in pratica appena possibile, se non altro per capire (come a fine di questa intervista) che ormai i politici trombano più delle rockstar!
…E quindi che bisogna darsi da fare per riportare la musica al suo spirito originale… ;)

Dopo avere conosciuto la personalità emotiva di Adem, e la ribellione di Duke, e dopo la nostra solita cena al sacco fatta di panini e birra si passa all'azione con il concerto vero e proprio.

La responsibilità del mix oggi però è nelle mani dei nostri insegnanti Franscesco & Domenico, i quali con la loro ormai nota maestrìa, tirano fuori l'anima dal palco, facendoci gustare a pieno lo splendido concerto. Seduti tra le poltrone troviamo  curiosi, parenti dei musicisti, amici, traduttori e giornalisti, quindi il pubblico c'è.

E si fa sentire quando Brian Harnetty intonano musiche surreali intrecciando campionamenti e loop con pezzi suonati al Rhodes e sull' Armonium, quando Duke Garwood in preda all'Alcool spacca una corda della sua chitarra e continua ad infarcire l'audience di un buon e sano rock e quando infine mr. Adem intona il suo dolce e malinconico canto che chiude la rassegna.

Su Adem vorrei soffermarmi, perché è merito suo se questa sera una parte di me sta cambiando; succede mentre canta il suo pezzo che guarda caso si chiama "these are your friends" e capisco che quella melodia dolce-amara e quel misto di simpatia, emotività e malinconia si mettono sulla stessa lunghezza d'onda di ciò che provo io in quel momento;  e  il malinconico susseguirsi delle note proietta velocemente in me le immagini dei momenti trascorsi insieme alle straordinarie persone che hanno partecipato a questa avventura, mi sento frastornato, nella mia mente risuona una canzone lunga sei mesi in un vortice di emozioni che mi confondono, poi il rimbombo nel mio petto, una lacrima scivola via, e tutto finalmente si fa chiaro.

Finiamo di smontare tutto come al solito alle 3.00. 
Ogni cosa è nel suo fly case ed io e i pochi miei amici rimasti diamo il via alle fasi di carico del furgone e mentre tutto procede con rigore e professionalità, sale di nuovo in me quella strana e triste sensazione che provavo ieri, stavolta più forte, perché è l'ultima volta, la dannata ultima volta che stiamo insieme. 
Non ce la faccio, ne parlo con gli altri e scopro, con mia sorpresa, che provano la stessa cosa. 
E' stupendo, perché succede raramente una cosa così. 
Allora vorrei che il portellone del furgone non si chiudesse, che le luci non si spegnessero e che il grosso portone dell'auditorium non si chiudesse dietro di noi per restare ancora lì, per un altro po'. 

Ma tutto ciò accade: ed è finita. 
Questa è la vita, le cose belle durano sempre troppo poco.
Termina così questa splendida avventura e se voi che leggete ancora non lo avete capito, in quell'auditorium resta custodita una parte preziosa di noi allievi del corso 2009/2010, un piccolo ma importante pezzo della nostra vita, un'amicizia duratura che è nata dal nulla nell'arco di pochi mesi, un fiore nel deserto di un mondo che va a rotoli. 
Il rispetto e la dignità, l'umiltà e l'orgoglio, la passione e l'amore per questo lavoro che ho visto nei miei insegnanti, nello staff, e nei miei compagni mi rendono fiero di dire: 
grazie Spray, io c'ero.



Andrea Tirimacco.


sabato 20 marzo 2010

Un nuovo compleanno


di Domenico Pulsinelli 




Eccomi qui una giornata come tante, ho appena aperto gli occhi. C'è un bel sole a Palena mi alzo piuttosto di buon umore, accendo la radio.... Wow "Africa" dei Toto il mio buon umore aumenta decisamente. 
Volume, doccia, barba, pantaloncini e maglietta.

Scendo giù.... un saluto e un bacio a Mamma e Papà e poi in macchina.
L'appuntamento con Belfino è alle 11.00 allo stadio adriatico.
Il menù del giorno è : " festival etnico con contorno di strumenti tribali assortiti il tutto guarnito con canali a volontà, solito viaggio tra pensieri e musica tra tecnica e funambolismi ed eccomi all'antistadio.
Insieme a Belfo c'è Pierpaolo, compagno di tante avventure.... baci, caffè un paio di battute alla Pierpo e via... Iniziamo a scaricare il camion spray....
C'è un bel caldo ma un venticello interessante ci impedisce di sudare, questo però non evita a chi li ha di mostrare i bei addominali scolpiti....
Siamo a buon punto, fra una battuta, una risata un caffè e una birra siamo praticamente pronti, il vento è diventato più consistente ma non al punto da infastidirci quindi iniziamo il line check e tutto sembra funzionare perfettamente.
Le varie formazioni si avvicinano al palco, arrivano quasi tutti dall'Africa: Senegal, Nigeria, Eritrea, Gana e Marocco. L'atmosfera sembra molto bella e c'è un forte sentimento di fratellanza e di appartenenza che magicamente avvolge anche noi che iniziamo a lavorare con loro e non per loro.
Il vento cresce repentinamente, si carica di sabbia e di colpo
Inizia a dare delle forti raffiche, tutto viene bruscamente interrotto e noi tre iniziamo a inchiodare letteralmente alcune attrezzature, le raffiche aumentano.
"Pierpo!!!!!!!!!!!!!" un monitor inizia ad oscillare e Pierpaolo prontamente lo riprende.
La situazione si fa critica, cadono due monitor, uno di essi rotola sul palco, la struttura di alluminio si muove paurosamente, la sabbia rende il respiro molto faticoso....
Siamo in piena tempesta di sabbia; non so se anche il vento d'Africa volesse partecipare all'evento o se l'Africa non volesse questo festival, il fatto è che dopo tanto vento e tanta sabbia arriva anche la pioggia.
La situazione si complica decisamente! Belfo, Pierpo ed Io ormai sembriamo l'equipaggio di una regata di "america's cup" se non fosse per la sabbia; dopo peripezie acrobazie, soprattutto di Pierpaolo, e tanti ma tanti " francesismi" irripetibili riusciamo a stendere quasi tutta la strumentazione terra e a coprirla con degli "spinnacher" inchiodati al palco.
Fradici, sporchi, stanchi e in parte sconfitti ci rifugiamo nel cassone del camion, al riparo dal vento d'africa e dalla pioggia insistente. Tristi, stremati e buffi ci guardiamo in silenzio e ad un tratto....
Squilla il mio cellulare....... "Pronto! - ciao Domè sono Francesco - oh Francè dimmi - Domè hanno chiamato da Bologna, dobbiamo partire!!! Ok!!! "Pierpo, Belfo, scusate ma ha chiamato mio fratello, devo partire immediatamente per Bologna.... ". Vai Domè non preoccuparti corri!
Salto giù dal cassone e corro verso la mia macchina....
Il vento e la pioggia sembrano incoraggiare la mia corsa e tutto cambia significato.
Apro la porta della macchina e incurante di tutto parto! Richiamo Francesco, loro son già partiti da Palena ci incontriamo a metà strada per risparmiare tempo; lascio Pescara alle mie spalle e con essa anche la pioggia ed il vento. Procedo a curvatura 8 dato che comunque la strada è bagnata e intanto rifletto su cosa sta accadendo.
Il famoso esempio del chiodo e il quadro.... Quando e soprattutto perché, il quadro cade quel giorno e non un secondo prima o dopo o addirittura mai...
Cos'è che accade si mettono d'accordo il chiodo e il quadro? Penso a quella meravigliosa scena di quel fantastico film "la leggenda del pianista sull'oceano". Il fatto rimane! Non è un sogno sta accadendo davvero!!!!!
Piangendo col sorriso sulle labbra passo a velocità "impulso".
Sono in prossimità del distributore dove avverrà il “rendez vou".
Quasi contemporaneamente arrivano Papà, Mamma, Francesco ed Enza. Ci salutiamo molto in fretta, Enza riporta la macchina a Palena e noi partiamo con Gianluigi, primo pilota dell'ammiraglia e grande amico; procediamo a curvatura 9, l'autostrada si srotola sotto le ruote io guardo fuori e penso..... Penso... Penso....
E poi penso: " oh ma io sono tutto lercio e bagnato e per di più in pantaloncini!!!!!!!!".
Mamma saggiamente ha pensato bene di portarmi un cambio.... Meno male!
Dopo un paio d'ore eccoci arrivati. Entriamo, il silenzio è devastante.
Ad un tratto si mette in moto tutta la prassi! Incredibile! Io vado a nascondermi dietro una siepe per cambiarmi e finalmente asciugarmi.
Torno dentro, gioia e preoccupazione nei nostri volti, battute, silenzi e parole d'incitamento; siamo finalmente arrivati fin qui ma adesso? ora dipende dal caso e dalle mani di qualcuno che spero abbia studiato davvero tanto nella sua vita, ma proprio tanto! Attesa, attesa e attesa Ancora... Sonno, preoccupazione e attesa ancora.....
Quella porta!!!! Quella porta sembra davvero la porta della plancia di star trek...
La scala ci fa da divano, la finestra da orologio e il tempo ci fa incazzare.
Attesa, attesa e attesa ancora? No!!! Finalmente ecco le news tanto sospirate! "tutto si è svolto nel verso giusto, ora dobbiamo solo attendere".
So che sembra proprio una battuta ma sono certo che questa sia una delle frasi più belle che abbia mai sentito in tutta la mia vita! Sorrisi, Lacrime, sospiri ed abbracci e poi di nuovo ansia e preoccupazione ma stavolta mista ad una lunga speranza che finalmente si sazia lentamente.
Passano giorni, giorni buoni e giorni cattivi, passano sguardi, buoni e cattivi e poi finalmente l'effettiva conferma del grande evento tanto atteso.
Papà ha un nuovo compleanno quello del suo trapianto di rene.


Ispirato dal film “sette anime”, dalla recente operazione di mamma e dalla bellezza di avere i miei genitori.

27 novembre 2009

sabato 6 febbraio 2010

Re: Headphones





di Daniele Tebaldi

Pif,

Maurizio mi ha inviato gentilmente un link alla tua pagina sul blog Storytellers.
Siccome il mio punto di vista non costa niente, te lo becchi pure quello.
Ho fatto lo stesso percorso poco meno di un anno fa.

Il primo pezzo mancante, per me, è il binomio isolamento dall'ambiente / quanto tempo vuoi tenerle in testa.
Prima ancora della definizione "per il lavoro o per il diletto", questo spartiacque prescinde la destinazione d'uso.
Il primo parametro ovviamente definisce se potrai adoperarle in concerto (palco, sala, non fa differenza: a parte nel teatro di prosa, se sono aperte non ci salti fuori, e scarti dunque tutte le AKG che qualcuno ti ha consigliato).
Il secondo parametro ti obbliga a scartare Internet come luogo di acquisto (perché le scarpe comprate per corrispondenza fanno male all'alluce, e le cuffie anche), e ti condiziona rispetto al primo.
Personalmente imporrei una Sennheiser HD25 ad ogni bipede che pratichi il mestiere di live sound engineer, ma un conto è farci 40 PFL durante un concerto, cava-metti-metti-cava, un conto è ascoltare la discografia di Frank Zappa durante il weekend mentre i bimbi dormono: sebbene la qualità audio sia altissima, ci sono apparecchi che si tengono a lungo in testa più volentieri (e soprattutto, visto dove abiti tu, anche da Maggio in poi).

Il secondo pezzo che manca dalla tua ricerca è una indicazione di cosa mai le piloterà, 'ste tue cuffie.
A quei simpaticoni che ti consigliano le AKG serie K (indicazione già fallace, perché è come consigliare "una BMW" senza dire se Serie 3, Serie 5, Serie 7, coupé o berlina o familiare, versione M o benzina o diesel... l'unico elemento comune è la trazione posteriore, un po' poco), chiedigli se hanno mai provato a pilotare una K240 dall'uscita cuffie del lettore CD fine anni '80, o dall'iPod.
Non credo che si possa affrontare la scelta di una cuffia senza mettere nel conto dove vuoi attaccarla, un po' come la barca che sei costretto a scegliere anche in funzione di dove puoi attraccarla.
In cambio di un po' di sensibilità in più, giusto quella che può renderti l'iPod ascoltabile anche in treno o in aereo, tutto sommato me ne fregherei di uno o due grammi di fedeltà in meno (chettenefaidell'hifi se poi tanto dove le porti manco riesci a sentirlo?).

Il terzo pezzo che manca è il costo, che indichi alla voce 4 ma non quantifichi.
Non credo che le ottime iGrado siano comparabili con le HD600, e per quanto buone secondo le recensioni che puoi trovare su Internet il metterci le orecchie dentro (le tue, non quelle dei professionisti a cui chiedi un parere) può riservare molte sorprese.
Anzi, a dire il vero, se tu avessi davanti tutte le cuffie che indichi come pool tra cui scegliere (e aggiungo anche "e tutte le sorgenti con cui intendi pilotarle"), qualcuna finirebbe nel cesto della spazzatura perché non congrua.

Hai mai provato a fare jogging con le in-ear infilate bene bene dentro l'orecchio? OK, sarai appena 60 kg, magari jogging non lo fai, ma anche solo una passeggiata in luoghi/ore silenziose? Il rumore della vibrazione dei passi supera qualsiasi volume l'iPod sia in grado di generare con i suoi pochi milliwatt.
Io ho comprato le Shure E3C, le Sennheiser CX300, un paio di Griffin Tunebuds, e se cammino su asfalto non riesco ad utilizzarne nessuna.
Certo, se poi tu cammini in spiaggia perché ce l'hai vicina, allora vanno benissimo, sono ideali, perché non senti le vibrazioni attraverso la tua struttura ossea ma chiudono tutti i rumori del vento (che con qualsiasi altro tipo di auricolare ti arriverebbe comunque ad un livello superiore della musica stessa). Se stai seduto in casa, aereo o treno, invece, trovo le CX300 davvero gradevoli (sia pure con bassi un po' ottimistici), le Shure buone soprattutto in ragione dell'elevato livello di pressione, le Griffin sorprendentemente equilibrate rispetto alla loro fascia di prezzo.

Quelle con i filtri attivi per la cancellazione del rumore di fondo le hai mai provate?
Le Bose mi mancano, ma ho fatto qualche ascolto con modelli Sennheiser, AKG e Sony, e il risultato è sempre quello: se sono immobile e seduto, e ci ascolto i Nine Inch Nails, posso anche sopravvivere, ma se sono in movimento su un mezzo di trasporto e ho voglia di ascoltare Gidon Kremer, dopo dieci minuti mi viene la nausea come neanche con i vuoti d'aria in aereo. Qualcosa nel DSP per la cancellazione mi dà il mal di mare. 

Che consigli ti sto mai dando, alla fine (tanto più che al tuo acquisto sarai anche già arrivato da un pezzo, comunque)?
Ti sto consigliando di ascoltare (e a lungo) qualsiasi cosa che ti abbia mai solleticato la carta di credito.
A meno di non partire dal presupposto che puoi comprare tutte e 7 le opzioni che indichi.
Ti sto consigliando di considerare nella spesa un amplificatore da cuffia come un complemento necessario, non un accessorio.
Ti sto consigliando di rassegnarti al fatto che spesso godiamo di più a scegliere, comprare, utilizzare e alternare quattro apparecchi audio che non uno solo, perché come appassionati di audio siamo intrinsecamente poligami.

Io cosa ho scelto, alla fine? E per che cosa?
Il fonico non lo faccio più da un pezzo, per cui il mio ascolto è puro intrattenimento (ascolto musicale) e hobby (registrazione su computer), per lunghe ore (quando tutti dormono, quando sono in trasferta in qualche albergo sconosciuto).
D'obbligo una cuffia che non toccasse il padiglione auricolare in nessun punto, e che si potesse facilmente dimenticare di avere in testa dopo dieci minuti.
D'obbligo una sezione pilota che ricevesse un segnale digitale senza un'altra, ulteriore conversione.

Ho scelto una Sennheiser HD650 (rispetto alla 600 ci metto dentro anche musica classica senza rimpianti), ma la differenza vera l'ha fatta l'ampli da cuffia, senza del quale anche la pretesa di "mio" riferimento di ascolto, "mezzo di cui fidarmi perché ascolto soprattutto con quello", andava a farsi fottere all'istante.
La differenza qualitativa tra le sorgenti supera di gran lunga la qualità della cuffia stessa.

Per pilotarla alla fine si è costituito un duo, ampli da cuffie C.E.C. HD53R e convertitore C.E.C. DA53 che ha le interfacce assortite per le sorgenti che uso (AES-EBU, SPDIF rame e ottico, USB), con uscite analogiche sia bilanciate che sbilanciate.
Da portare in giro fa una discreta valigia, così i C.E.C. sono rimasti a casa e quando sono a zonzo c'è una TC Electronics Konnekt Live (con ottima uscita cuffia): se per caso non trovo l'artista che voglio ascoltare, posso infilare il jack della Telecaster e farmi la mia colonna sonora.

Ultima, che poi è ora del dentista: suppongo che anche tu sia un avido utilizzatore di macchine Mac e non PC, visto l'ambiente che bazzichi, e in questo caso non saprei dove indirizzarti, ma se tu fossi nel mondo PC saprei dove.
Dalla "catena cuffie" ideale mancano ancora due componenti per completare lo spettro sonoro e la localizzazione.
Il primo è uno shaker, come quello che si avvita alla poltrona dei batteristi che costringiamo (noi o il loro datoro di lavoro) a suonare in cuffia: soprattutto se ascolti rock, ti permette di trasformare l'ascolto in cuffia da esercizio mentale a esercizio ginnico, sia pure al prezzo di un ulteriore ampli dedicato.
Il secondo è un filtro che sul mio soft-player per PC si trova in diverse esecuzioni, e che alcuni ampli da cuffie hanno incorporato al loro interno, va col nome di Crossfeed e serve a ridurre la mancanza di comunicazione tra il recettore destro e l'altoparlante sinistro (e viceversa), aggiunge parte del segnale all'orecchio opposto con un ritardo angolare di circa 60° come nella disposizione corretta degli altoparlanti.

Ecco, a questo punto puoi accendere il tutto e cominciare a gustarti la musica.
Per il tempo che ci è voluto a cablare la fabbrica (ciabatte audiophile, cavi di alimentazione stregati, cavi di segnale appena portati dallo psicanalista), più la disposizione giusta (con la bussola, per non incrociare lo zero terrestre dello schiacciamento ai poli), ora che il computer ha fatto boot.... ti addormenti con la cuffia in testa, che ti giuro è come non averla ; - )

E visto che scrivo breve e succinto (ma soprattutto, visto che il tuo acquisto l'hai già fatto):
A - prova a mettere anche questa risposta sul sito di sprayrec, e
B - cosa hai comprato alla fine?

A me, il processo di acquisto (in termini di tempo speso alla ricerca di informazioni e di fornitori) è costato forse più dei materiali stessi.
Che dimostra come non basti smettere di fare il fonico per smettere di farsi troppe seghe nell'audio, chiaramente.

Posso ancora augurarti buona giornata dopo un inizio così invadente?

Daniele

Headphones




di Pier Francesco "Pif" Gallenga

In questo periodo mi sono dato alle spese in maniera più consistente che mai.

Saranno le festività appena passate o sarà la crisi economica che mi fa reagire in maniera stramba facendomi spendere più del dovuto ma resta il fatto che spendo e spando.

Negli ultimi giorni sono stato particolarmente impegnato a cercare informazioni per l’acquisto di un paio di Headphones professionali che rispondessero bene alle mie esigenze.

Inizio la mia ricerca in quel meraviglioso marasma di informazione che è la rete e per quasi due giorni mi ritrovo impegnato solamente nello scremare i siti che danno informazioni sommarie e cercano solo di vendere il proprio prodotto da quelli che invece danno informazioni serie e utili alla causa.


Alla fine di una settimana di ricerche mi sono sentito sconfortato dal risultato.

Tutte le mie forze si sono infrante contro un muro di pressapochismo e di informazioni rivolte soprattutto ad un pubblico di utenti, che sono user con il mezzo (le cuffie), ma per giocattoli come l’IPod o lettori Mp3 o comunque per un uso personale e non professionale.

Comunque, considerando la determinazione come una virtù che dà i suoi frutti, mi impegno e mi scervello per trovare una soluzione al problema:

devo comprarmi le cuffie e voglio il meglio che il mercato mi può offrire alle condizioni che io determino.


All’improvviso la folgorazione, perché non sfruttare la rete di conoscenze nell’ambito dell’audio professionale e chiedere un po’ in giro cosa ne pensano i miei stimati colleghi.

Armato di pazienza e buona volontà ho contattato tramite la rete (che in quanto alla riduzione delle distanze e alla facilità nel connessione tra persone centra in pieno il suo obiettivo) tutti coloro che hanno a che fare con questo lavoro e che in qualche modo hanno avuto la possibilità di interfacciarsi con me nel giro degli anni; li ho informati del mio problema, restringendo il campo di scelta a 5 o 6 tipi di cuffie e dando anche dei parametri di giudizio confidando nella esperienza di ognuno

Il risultato, eccolo....


Domanda:

Mi devo comprare le cuffie...
E mica è facile!!!


Scelta tra:
1) Altec Etymotic ER-4P MicroPro
2) Koss KSC75
3) Sennheiser HD 600
4) SENNHEISER CX 300
5) Grado IGrado
6)Akg K271 o K701

Parametri di scelta:
1) Qualità nella riproduzione audio
2) Portabilità
3) Estetica
4) Costo


Risposte:


Cesare Sampognaro (Melaesse Studio)


Dipende dall'uso che ne devi fare: Live o studio???
Studio: AKG K271 Monitor
Live: Sony MDR7506/MDR7509
Rispondono, ognuno nella loro categoria al meglio dei parametri da te evidenziati...
Ciao..


Domenico Pulsinelli (Miciomaos Studio)


perchè vuoi un paio di cuffie?
tu cosa vorresti da un paio di cuffie?!?!?!

decisamente......
e ancor prima "chiuse o semichiuse?!?!?!?"


Davide Lombardi (Free Lance)


per me solo SONY...
se no andrei per le Sennheiser..
credo che per il live queste due siano le migliori..anche considerando il costo e la portabilità....akg non mi piacciono..le altre sinceramente le ho viste di rado on the road...!
stammi bene!


Perez (Free Lance)

Ciao,
se proprio ti devo dire io non sceglierei neanche una di queste!!!
Cioè... se per qualità dell'audio intendi dire come fedeltà di riferimento per fare dei lavori seri allora prova le BeyerDynamics... quelle con la parte esterna un po' pelosa... sono molto fedeli e si usano per i mix.
Altrimenti sono parecchio buone e usate anche nei live le Sony (le 06 oppure le 09... ma quest'ultime sono chiuse e grosse... si usano per i batteristi per non far sentire il click nei microfoni).
Come cuffie walkman... insomma io uso le Philips (quelle bianche)… costo 5 euro e spaccano tutto.


Cipo (Free Lance)

niente forum.
Sony MDR-7506.
ciao.


Andrea Di Giambattista (Free Lance)

Attualmente sto usando le 240 akg anche se insomma.... cmq il discorso è identico alle nearfield se ti abitui a quel sound non ci sono cazzi.


Daniele Giansante (Free Lance)


Nella tua lista ci sono modelli di cuffie pensati ed ideati per un mercato molto consumer, legato all'ascolto della musica su riproduttori musicali quali iPod e simili.

C'è da dire anche che questi modelli di cuffie sono stilosissimi, quindi soddisferebbero alla grande il tuo parametro di scelta numero 3, ma non vorrei che questa eccessiva cura del design e il costo alla fin fine contenuto vada ad incidere su un fattore che non interessa mai a nessuno ma che a noi sta tanto a cuore...la fedeltà!
Posso però senz'altro darti il mio parere positivo sulle K271 di AKG... Le ho sentite e sono rimasto abbastanza colpito… Sinceramente non mi aspettavo da una cuffia che alla fine costa pure poco, un risultato simile.

Per quanto riguarda le Sennheiser HD600 sono delle cuffie stimatissime, ma forse non sono proprio l'ideale per lavorare...
..Io.. Nel mio piccolo, posso dirti che ho comprato delle cuffie in ear-monitor SCL3 della SHURE e penso di aver fatto un ottimo acquisto. L'ascolto è molto fermo e preciso e nel mix riesci a renderti bene conto di quello che stai cambiando di quel suono riuscendo così a fare anche delle modifiche minime, ma essenziali.

Il prezzo è accessibilissimo se pensiamo che è comunque uno strumento per lavorare!!
Concludendo il mio parere è:
In Ear-Monitor: SHURE SCL3 circa 180€ Iva incl. su Internet
Headphones : AKG K271 circa 120€ Iva incl. su internet
Ciao Piffen!!!!!


Willy Antico (Shut up! Music)


...sicuramente tra le scelte è obbligatorio mettere sul piedistallo:
- Sennheiser hd600
- Akg serie k
- Beyerdinamic dt 770 oppure 880 (queste ultime due secondo me le migliori)
Naturalmente se le trovi sono ottimissime le Sony mdr7506 ke si rikiudono e sono semiaperte e hanno un suono ancora molto moderno.
Il problema delle cuffie è ke vanno provate perkè l'ascolto sovraurale è veramente personale, molto più dell'ascolto di monitor nearfield.
le Beyer mancano un po’ di medie, però sono molto morbide, le Sony sono molto brillanti sulle medio alte, con dei bassi non proprio frenatissimi.
le Akg le ho sentite solo in fiera e mi sembrano buone, il timbro proprio non me lo ricordo.
Sennheiser fanno sempre parte della fascia alta ma sono così particolari ke vanno comunque ascoltate.

Te la butto lì:

se ti servono delle cuffie solo per ascolto di piacere e non solo lavorativo, prova le Bose con il controllo della riduzione del rumore, io le ho provate all'Apple Store di Londra e poi me le sono andate a risentire in quello di Roma e mi sono letteralmente innamorato!
Fammi sapere cosa comprerai.


Maurizio Lattanzio (Spray Records)


Se devi sentire musica comprati 2 casse.

Se ci devi lavorare Live (suppongo), fra quelle provate mi sembrano vincenti le Sony MDR7506, non per la loro qualità audio ma perchè fanno quello che devono fare.



Conclusione:

Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno trovato il tempo di rispondermi e darmi le loro opinioni in maniera del tutto amichevole e disinteressata rendendomi un grandissimo favore.

In secondo luogo la considerazione più importante da fare a proposito è che, come è giusto e sacrosanto che sia, le opinioni divergono molto a seconda delle esperienze personali e delle necessità, ma nonostante tutto si assestano nella maggior parte dei casi in una linea comune che porta ad una restrizione del campo a pochi modelli e marche definendo quelli che sono i parametri per una scelta corretta ed ideale di un mezzo lavorativo come possono essere le cuffie prese in questo caso a riferimento.


I parametri di qualità della riproduzione audio, della fedeltà dell’ascolto predominano in qualsiasi caso la classifica di necessità, aprendo un primo dibattito su quelli che poi incidono definitivamente su un qualsiasi acquisto, sia in campo musicale che in altro, ovvero il gusto soggettivo e il tipo di ascolto che ognuno si è creato negli anni.


In seconda istanza prende il sopravvento un parametro che mi ha piacevolmente sorpreso, ovvero la destinazione d’uso.

Secondo l’uso che se ne deve fare si opta per un tipo o per un altro, scegliendo una volta una riproduzione più accurata, oppure altre volte una riproduzione più spostata verso parametri decisivi come, ad esempio, il range di frequenze della voce (la sopradetta mediosità) o la resistenza alle altre pressioni sonore.

La regola comunque presuppone uno studio accurato con prove e controprove, perizie e controperizie sul campo e in modo teorico, l’uso di consigli e suggerimenti e, soprattutto il proprio personale gusto che è, e rimane, il giudice e l’arbitro unico delle nostre scelte, confermando ancora una volta che non esiste (almeno in questo mondo) uno standard che rimanga tale per molto.

Questo è dovuto, a mio parere, al fattore artistico che è prevalente nella materia che trattiamo, ovvero la musica.

Cambiare le regole e cambiare i modi di approccio al lavoro, quindi rimanere il più liberi di esplorare possibili nuovi orizzonti, da linfa vitale alla ricerca della migliore condizione lavorativa possibile.

Monologo Stereofonico




di Davide Lattanzio

Intraprendo questo percorso senza una specifica meta affidandomi, piuttosto che alla fantasia, al fato.
Quel che sarà di qui in poi é pura improvvisazione e il filo conduttore non coesisterà con quanto sto per dirvi proprio perché quest’ultimo viene a mancare inesorabilmente.

Tuttavia, ovunque si voglia arrivare, da un determinato punto bisogna pur partire e fra la nostalgia di quello che è stato e il dubbio di quel che sarà scelgo la strada meno tortuosa e più tangibile…la certezza di quello che è.

L’unica certezza reale, palpabile, è il non sapere cosa cazzo scrivere.

Un Vuoto che mi porta inequivocabilmente di fronte ad un nuovo bivio… Filosofeggiare su questa certezza tanto da crearne un manabile per " Dubbiosi Provetti" (o "Provetti Dubbiosi"…lascio al lettore libera l’interpretazione) vendibile a prezzi modici nelle migliori aste on-line o cercare di trovare l’escamotage per uscire da questo LOOP nella quale mi sono infognato. (INFOGNATO: Termine usato per dire a qualcuno "Sei nella merda", "Insisti per niente", "Ti sei infilato").

Ed è proprio questo status, l’essere nella merda, che mi avvicina ad una prima conclusione…credo di sentirmi come un cagnetto indifeso con l’occhietto strabuzzante che, dopo aver defecato faticosamente uno gnocchetto di cacca, vanga con le zampette tipo una ruspa, come se ne dovesse occultare una tonnellata.

Ignaro, quindi, della reale quantità, ricopro ma non rimangio (sarebbe disgustoso) quanto detto finora e ne traggo spunto per fare l’unica cosa saggia, al fine di poter proseguire questo tortuoso cammino: Darne un senso compiuto.
E per farlo ho bisogno di reali certezze.

Certa è, per esempio, la mia perversione sonora per un segnale sinusoidale 30Hz, che se iniettata in un qualsiasi diffusore in grado di riprodurlo a 100 db da vita a quanto di più caldo e coinvolgente possa esistere in campo sonoro. Potrebbe essere una facile via d’uscita.

Certa è, per esempio, l’effimera pace che solo il LEVARE del reggae mi riesce a trasmettere, ma non è questa l’emozione che voglio provare.

Certo è, per esempio, il dubbio che mi assale pensando al povero cagnetto, tutt’altro che ignaro della quantità, anzi, decisamente consapevole della qualità del suo prodotto, tanto da portarlo a non curarsi dell’antiestetica figura da automezzo agricolo fatta pocanzi.

Certo è, in conclusione, il mio spirito contraddittorio: stamane, con la luna storta, avrei voluto sparare a zero sulla musica e su quanto poco mi offre negli ultimi tempi, catalogandola nel mio cervello sotto la voce "FRIVOLO SOLLAZZO DEL GENERE UMANO" e dandole l’ingrata collocazione fra botanica e numismatica.

E avrei sparato a zero sull’odio recondito che ho nei confronti della musica leggera italiana e sul balordo modo che hanno i cinesi di clonarcela.

E mi sarei incazzato ancor di più pensando ai nostri anni ‘60 quando eravamo noi i primi a scimmiottare con ridicoli ciuffoni e legnosi movimenti pelvici la musica d’oltreoceano.

E avrei continuato a sputare fuoco, previa sigaretta, su chi, carente d’estro ma avido di petroldollari, si fa vanto di successi utilizzando il solo dito medio destro. …Si, proprio quello che si usa per eseguire la faticosissima manovra del CUT or COPY and PASTE.

A zero su chi la scarica in quantità industriale, compreso me, vittima del download, contaminato via ethernet dall’unico-vero-inimitabile-VIRUS: quello della sazietà musicale denominato "PUSH SKIP BOTTOM", ovvero l’impossibilità di ascoltare un brano per più di 47 secondi senza saltare da una discografia ad un’altra.

E se il 23% delle cazzate menzionate finora sono condivisibili siamo nella merda. Altro che gnocchetto.

Rileggo e di amarezza mi rivesto... fra le vie che potevo prediligere quella "della certezza di ciò che è" si è rivelata un campo minato. Magari se avessi intrapreso il cammino della nostalgia di quello che è stato a quest’ora non avrei fumato neanche quest’altra sigaretta.

Ok, la spengo, mi siedo sul divano fra Winnie The Poosher e Mickey The Mouse (amici narcotrafficanti della mia piccola), prendo un compact disc (originale) a caso, "The Rage Against The Machine"… acquistato più di dieci e meno di quindici anni fà… fra tanti proprio questo? Penso…destino, mha, ok…sarà! Gratto via la muffa. Lo somministro al riproduttore, lo divora…salto subito alcune tracce…il pollice freme…non potendolo a
mputare butto il telecomando…si ferma su "killing in the name".

L’irrefrenabile voglia di disintegrare il chitarrone di Morello sul parabrezza del primo cayenne turbo disponibile mi assale. L’ira del cagnetto defecante viene fuori in tutta la sua maestosità pronto ad azzannare le sue stesse feci pur di proteggerle dal malintenzionato. L’Euforica rabbia si fa largo fra tutti i compromessi alla quale sei disposto a scendere normalmente. La tua ragione è unica e indiscutibile… ego a 1000… e nel pieno della mia collera scaravento un teletubbies contro il riproduttore…. STOP… smetti di fluttuare… l’apparato auricolare ronza… i piedi tornano a poggiarsi per terra…. penso “cazzo!” ed è l’unica cosa giusta da pensare… nel frattempo però è successo quello che non succedeva da un po’ di tempo: ho sognato.

La musica mi fa sognare…concezione semplicistica ma concreta.

Vuoi che la si produca (fisicamente ed economicamente), vuoi che la si distribuisca (legalmente o illegalmente), vuoi che la si diffonda (fedelmente o immoralmente) il movente della sua esistenza sembra essere sempre lo stesso: l’emozione che sa trasmettere.

Il monologo fa acqua da tutte le parti, ma almeno fa qualcosa… pensa se non facesse niente.


"Fuck You!! I Won't Do What You Tell Me!!"

...Scie




di Domenico Pulsinelli

…immaginate che ogni movimento di ogni persona tracci una scia luminosa e visibile, da quando nasce a quando muore, come una foto a lunghissima esposizione.
Ora pensate alla vostra scia, sceglietene il colore ed iniziate a pensare.

Ci saranno luoghi illuminatissimi e luoghi completamente bui; posti dove la scia si e’ sovrapposta migliaia di volte e posti dove e’ unica, singola, di una sola volta.
Percorsi che sarebbe stato meglio evitare e invece…. , altri di cui essere fieri e felici.
Strade che ricordavate benissimo ed altre che avevate quasi completamente dimenticato.
Luoghi nei quali non passate da anni ed altri dove andate ancora adesso.

Immaginate ora di sovrapporre la vostra scia a quella delle persone che vi sono veramente vicine.
Beh semplice, probabilmente vi accompagnano da appena nati.

Poi iniziate a sovrapporla a quella dei vostri conoscenti.
Scoprirete forse di aver sottovalutato quante volte essa si sia sovrapposta alla loro, forse non erano solo conoscenti.
Ora aggiungetela a quella di tutte le persone che non conoscete ma alle quali avete sicuramente cambiato la vita, almeno un po’.

Adesso allontanatevi dalla fotografia, il quadro e’ più sincero, più chiaro.
Siete passati vicino così dal vostro sogno, era dietro l’angolo, oppure non ci siete neppure andati vicino, magari lo avete già raggiunto.
“Quel giorno avrei potuto aspettare, ritardare o girare”….., “ma no forse e’ meglio così”……., ”guarda era proprio destino che incontrassi quella persona, che bello”…, “cazzo li non dovevo proprio andarci”…, “sarei dovuto andare li ma non ne sono stato capace”..., ”eh si era proprio destino che partissi”… ,“anche se ci fossi andato mille volte non avrei preso lo stesso quel lavoro..”.

Iniziate a dire tutto ed il contrario di tutto e cercate di dare una spiegazione ad ogni cosa.
Che presunzione!!!

La verità e’ che le nostre scie si intrecciano e si strecciano senza logica ma si legano inevitabilmente per formare la trama che compone il tessuto della nostra vita.
Non sforzatevi di capire perchè, sforzatevi solo affinchè la vostra scia formi una trama perfetta e sia la più pura, densa e luminosa di tutte.




08 febbraio 2008 ore 2:45
Ispirato da “I miei primi 15 anni” di Francesco Di Sipio, dal Laser (grande vecchio e nuovo amore), dalla notte e dalla mia piccola e umile vita.

I miei primi quindici anni




di Francesco Di Sipio

Era il 1993 quando iniziai a muovere i miei primi passi nel mondo dello spettacolo.
Oggi sono passati quindici anni, quindi anni di fatiche, di studi, di pratica, di rinunce, ma anche di tante gratificazioni; perciò ho pensato di ripercorre questi anni ringraziando tutte le persone che ho incontrato e che sono state importanti e fondamentali per la mia formazione professionale.

Quindi un “ GRAZIE “ a:
Giampiero Di Leonardo perché è stato colui che ha creduto in me per primo, perché è stato colui che per primo mi ha messo in mano un mixer audio.
Walter Caratelli (batterista di molte band locali) per avermi fatto conoscere e incontrare il mitico Belfo della Spray Records.
Belfino De Leonardis, l’uomo più “ROCK” che abbia mai conosciuto ( Jeans stretti, cavallo basso, giubbino di pelle nero “modello chiodo”, a bordo di una meravigliosa panda verde 4x4) che nell’arco di in un mese mi ha spiegato cosa fosse un mixer da palco e mi ha portato in tournèe con lui.

Davide Lattanzio perché gli anni trascorsi con lui in tour sono stati i più divertenti… gli anni dei “ZZ-TOP”.
Maurizio Vandelli (ex Equipe’84), perché è stato il primo artista a farmi sentire un vero tecnico del suono.
Ignazio Morviducci e Filippo Gabrielli, i miei mitici insegnanti SAE di Milano che ricordo per la loro pazienza e per la possibilità che mi hanno dato di insegnare al S.E. per il corso di Live Education.

Daniele Tebaldi, che ricordo per i suoi meditati consigli e la sua grande professionalità.
Maurizio Lattanzio e Cesare Albani, con cui ho condiviso le gioie e i dolori di lunghe ed estenuanti tournèe in giro per il mondo, con loro ho trascorso la maggior parte del mio impegno professionale; mi hanno davvero insegnato molto e lo continuano ancora oggi a fare.

E ancora grazie a Pierpaolo Dragani, Evandro Leone, Antonello di Battista, Tonio Gargano, che ho avuto come colleghi di viaggio; mi hanno dato il meglio di loro…e non è poco.
Marianna Di Vittorio, la “nostra segretaria” sensibile che mi ha sopportato, mi sopporta e mi sopporterà ancora per molto.

Domenico Pulsinelli, con cui ho passato un solo anno in tour… ma è stata una vita intera.
Tutti i ragazzi che hanno frequentato il corso S.E. Sound Engineering che hanno alimentato in me e ancora alimentano la mia passione per questo lavoro.
Gli U2 per aver scritto PRIDE e ONE.
Roy Clair e Gene Pelland (CLAIR BROS) perché questo sogno non muoia mai.
Mia moglie che pazientemente, oltre a sopportarmi, ha corretto questo scritto.
Per mia figlia che sicuramente ora sorride.

Una mail sostanzialmente inutile




di Paolo Tocco

Tornavo a casa ieri in macchina, una "stescion vegon" (come scriverebbe mamma), con un enorme pacco tutto marrone, tra legno e cartone, qualche laccio pesante, nylon e qualcos'altro di poco importante...
Pesa meno di quanto me lo aspettassi, così grande che non entra neanche in ascensore.

E poi un cortellaccio da cucina, trema, con tutto il braccio, che trema a sua volta perchè attaccato ad una scapola del cardiopalma inferiore, appena poco sopra lo sterno del petto.
Insomma a due passi dal cuore che trema come poche altre volte.

Il cortellaccio, parte inesorabile, fende il fendibile, straccia i nastri e percuote il silenzio attonito degli astanti che in quel preciso attimo interruppero il consueto andirivieni delle emozioni.

Silenzio...

Un velluto... Una carta trasparente, sofficie e sotto..., ancora una scatola.
La sollevo... DM 3200 è la prima scritta che scorgo ed è l'ultima prima di stracciare via il resto e godermi uno spettacolo che non tutti sanno apprezzare.
Immagino al di là di queste righe i ragazzi che di sopra stanno su quelle sedioline blu, e la Franka... che cerca di restituire onore al merito di tanto sudare!!!
Adesso, in salotto, aspettando i tavoli di una umile regia di provincia, regna come un trono, come un piccolo principe.

DM 3200 è la scritta che si legge appena varcato l'uscio della mia dimora, DM 3200 è l'ultima scritta che si legge prima di spegnere la luce e lasciare che scivoli addosso la nostalgia di un banco di "scuola" targato "S.E.".

Ma dove mi avete portato Preside?
Adesso non resta che inserire la spina e che il viaggio abbia inizio...


Touch

Cent'anni di prove



di Silvio Andreoli

Sentivo sotto i piedi l’urlo delle mie scarpe ormai esauste e consumate dal sentiero che percorrevo da giorni e giorni.
Era la tipica giornata d’estate dove il sole faceva da padrone.
La strada era costeggiata da salici assetati e lamentosi ed il mio stomaco era così affamato che anche le pietre su cui camminavo sembravano dei deliziosi bomboloni alla crema.
Ad un tratto fui attirato da un canto lontano che sembrava provenire dal sentiero dove ansimavo; lentamente mi avvicinavo, non riuscivo a non sentirlo, era sempre più fastidioso come se mi trascinasse in una dimensione che non mi apparteneva; era insistente e persuasivo ed assomigliava sempre di più ad una … ad una … cazzo, ad una sveglia!

Così iniziò il primo giorno di prove della tournee…cominciavo bene! Dove eravamo??? Ah sì, ah ah! Avevo di fronte un teatro addormentato e dimenticato da secoli, sembrava custodire tesori inimmaginabili come oro, gioielli, diamanti, rubini, smeraldi e ampolle misteriose. Apro a fatica la pesantissima porta, taglio il nastro rosso, scaglio la bottiglia di champagne contro la prua della nave, aspetto il verde e…si inizia!

Il primo giorno l’ho trascorso giocando con miei “compagni d’avventura” al salto con “l’asta”, alla prova di equilibrio sul jack sbilanciato, al cluster della cuccagna e tra un db e l’altro abbiamo cablato, tarato e programmato anche l’inimmaginabile.
Tutto era pronto per loro: i musicisti, la grande show-band con trent’anni di carriera alle spalle e decine di album e videoclip.
Dopo le formali presentazioni s'iniziava dando qualche legnata ai tamburi, un urlo e una “plettrata” qua e là. Pensavo : “Caspita! Si vedono e si sentono tutti questi trent’anni!”.
In alcuni momenti avevo la sensazione di ascoltare un concerto delle Old Strings in una vecchia e ammuffita casa di riposo milanese.

Eh già! Non tutti si chiamano Rolling Stones! Non tutti possono permettersi di suonare tre note ogni dieci concerti come B.B.King! Per non parlare della noia mortale dei giorni seguenti passati ad aspettare, aspettare ed ancora aspettare l’arrivo degli “artisti” incuranti degli accordi (anche musicali) fatti in precedenza. Occupavamo i pomeriggi a stravolgere le regolazioni preparate durante la mattina a causa della digestione lenta di alcuni di loro.
All’una di notte si tornava ai settaggi mattutini incorniciati da lunghi e “deliziosi” litigi. Avevo sempre assistito ai concerti come spettatore e la mia attenzione si era sempre rivolta ai musicisti, coloro che basano la loro vita sulla musica e sullo spettacolo.

Oggi, dopo aver lavorato dietro alle quinte, mi sento di dire che chi fa funzionare e rende indimenticabile uno spettacolo siamo noi, i tecnici: instancabili divoratori di chilometri, maniaci della perfezione, coloro che anche nei momenti più difficili riescono a risolvere problemi d'ogni genere (tranne quelli economici!) e che con due back to back alle spalle riescono a lavorare divertendosi e sorridere fino alla fine del concerto.
I ricordi che resteranno indelebili saranno la fatica, il sorriso e la passione perché veri.

venerdì 5 febbraio 2010

Miti Leggende e cablaggi vari


di Davide Lattanzio



….ed in quella misteriosa notte inenarrabili vicende si susseguirono a discapito di chi ne fece parte…..
21 e diciotto…..poco prima di un concerto “live”

Quella notte, all’alba del loro successo, avrebbero esordito i famigerati “Stee Katsy” con il loro brano “Turn down the gain”,distorta emulazione del celeberrimo “Enola Gay” dei poveri O.M.D..
La Platea composta pressoché da sbavanti morti viventi, lupi mannari e sonnambuli, in attesa dell’inizio del concerto si trastullava accoppiandosi, fumando strani sigari farciti e bevendo intrugli colorati.

Il vecchio e cigolante Kaufmann, vittima della consueta tempesta pomeridiana, era logoro e putrido:
Teli impermeabili lerci e ammuffiti “randomizzati” sul palco, informi grovigli di Xlr, Speakon e Socapex frettolosamente cablati, Fly-case divelti dal vento, teste mobili fumanti, par64 scoppiettanti e……
….e un’insolita ronza che scoreggiava dal P.A..

Forti esalazioni sulfuree mettevano in scena un’atmosfera spettrale e surreale…l’odore di legno marcio miscelato ai fastidiosi sbuffetti della Fog Machine dipingevano nell’aria una tetra foschia.

Ed io, cadaverico e inorridito, ero lì…rapito come uno schiavo ai lavori forzati e incatenato a malo modo dietro un LAB.

I morsi della fame accompagnavano le mie paure, quelli della sete no (tanta era l’acqua che avevamo beccato nel pomeriggio).

A parte la ronza al quale era facile abituarsi, tutto era pronto per cominciare….un paio di colpi di cassa ben assestati attirarono la platea a bordo palco che accolse con un fragoroso applauso gli “Stee Katsy”.
Trionfanti ed in ipereccitazione presero le loro posizioni e dopo alcuni vani tentativi d’attacco riuscirono a partire.
Schitarravano, sleppettavano e pestavano di brutto come demoni impazziti.
La folla all’unisono saltava, ballava e si dimenava a tempo di musica…un inferno dantesco considerando che il pezzo era scandito a 380 BPM.
Un’orda di corpi tumefatti che veniva sbalzata a destra e a manca dalla pressione sonora.

Dalla Regia, una specie di palafitta oscillante, psico-fonici-post-nucleari cercavano impanicati di domare alla meglio l’onda d’urto del F.O.H. arrangiandosi con piedi, mani e tentacoli.

…..e fra i moduli liberi del Rack-effetti troneggiava il mini datore luci tascabile…El Nino…il Re dei cacazzi…che con il suo microcellulare, fra una cazziata e un’altra, gestiva via bluetooth la sua Compulite lasciando sbigottito chi si domandava come potesse andar avanti lo spettacolo luci senza l’ausilio dell’operatore.

Il Concerto proseguiva incessantemente, ma il male ben presto sopraggiunse.
All’improvviso un assordante Larsen tuonò schiantandosi sulla folla come una lama che dilania le tenere carni umane….uno spettacolo raccapricciante.

Lo stridore ebbe immediati effetti devastanti:
si innescò fra la folla un raptus di autocannibalismo….gli Stee Katsy, in preda a convulsioni, rantolavano dimenandosi come bestie immonde….alcuni facchini rumeni esplosero ricoprendo tutti con le loro interiora…in pochi ci salvammo grazie alla sovrapproduzione di cerume da deformazione professionale.

Fu in quel momento che un figuro claudicante comparve da una quinta affumicata…..EL Mapo.

In una mano una micro MAGLITE e nell’altra un 58 a mò di clava paleozoica che probabilmente doveva fungere da “spare”.
I suoi occhi di fuoco fuori dalle orbite roteavano indipendentemente l’uno dall’altro (ed era solo uno dei tanti segni di squilibrio che manifestava).
Avanzava minacciosamente sbraitando verso il fonico e imprecando in antica lingua (un aramaico/pugliese mugugnato e panpottato left)…..….gridava “HABBAS SSU GHEIN” o na roba del genere…ma nessuno riusciva a capirlo

La situazione peggiorava.

El Mapo incompreso scomparve….El Nino, immune dai larsen, continuava a cazziare chiunque gli stava intorno…e proprio quando sembrava non ci fosse più nulla da fare qualcosa accadde.

Un vecchio Fly-case impolverato e dimenticato scivolò dal Back-stage al centro palco.

Il portellone del Fly si spalancò diffondendo bagliori di luce, musiche celestiali…e una figura mitologica uscendo dal baule levitò nell’aria……L’Arcano….Il Signore Delle Normative….vestito di solo saio bianco corredato di cinture, bracciali e collane di cavo di terra.
Fluttuando nell’aria come uno spirito di vino si diresse verso la regia.
Tutti si inginocchiarono.
Giunto al banco…strinse fra pollice e indice una parametrica, sollevò il mignolino mostrando la nobile discendenza e come se fosse un capezzolo di donna ruotò il magico pomello ponendo fine a quel maledetto rientro.

Quel che successe poi è storia….posso solo dirvi che gli Stee Katsy si sciolsero, il pubblico di quel concerto non si riprese più dallo shock, El Nino continuò a cazziare, El Mapo vaga tuttora nudo sui tetti nelle notti di luna piena……..e Il Signore Delle Normative diventò ricco sfondato grazie alla vendita di Santini raffiguranti la sua immagine…ed io???

Ed io probabilmente ho ancora una scheggia di legno del buon vecchio “Peavey” nel cuore penetrata fra uno scarico brutale e un altro……………..

THE END

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